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Home SINDACATI

DISAGIO SOCIALE, TERRORISMO, COVID19. COME DEVE ESSERE UN REALE SINDACATO

Roberto Di Stefano by Roberto Di Stefano
5 Novembre 2020
in SINDACATI
Reading Time: 6 mins read
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DISAGIO SOCIALE, TERRORISMO, COVID19. COME DEVE ESSERE UN REALE SINDACATO
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di Roberto Di Stefano – Segretario Nazionale Nuovo Sindacato Carabinieri

Riflettevo sulle manifestazioni di rifiuto della narrativa (governativa) e sulle recenti azioni terroristiche in Europa. che indicano come qualsiasi azione sociale causa delle reazioni anomale, incontrollate, anche violenti, se queste decisioni da parte di chi governa sono scollegate dalla realtà e dai bisogni effettivi dei Cittadini che le subiscono. Bisogni che in un paese laico come il nostro coincidono con il poter esercitare i propri diritti garantiti dalla Costituzione, cercando di migliorare la propria vita mai a discapito dei diritti degli Altri. Le esasperazioni di chi vede minacciata la propria serenità, il proprio diritto a esprimersi liberamente, a prosperare, a garantire un futuro migliore per i figli o le prossime generazioni, sono spesso causate da una inidonea risposta dello Stato a tutte le fasce della popolazione, specialmente a quelle meno protette perché indietro economicamente e, spesso purtroppo e non per propria colpa, culturalmente. I problemi di integrazione tra popolazioni diverse, di diversa religione e cultura, tra classi sociali diverse (esistono ancora e sono sempre più lontane), deve tenere conto e partire proprio dalle differenze, riunendo le istanze e facendo partecipare ai processi decisionali tutte le parti sociali per coinvolgerli nel disegno del loro futuro, del cammino che si deve fare insieme per nutrire la stabilità e la serenità di qualsiasi Paese.

Ogni piccola rotellina dell’ingranaggio statale per garantire questi valori, e funzionare, deve avere e alimentare un flusso comunicativo (di informazione) che scorra nei due sensi, proprio per tarare le azioni dello Stato sull’effettivo bisogno del Cittadino che deve sentirsi parte del sistema e avere in ritorno, in forma di servizi e di attenzioni sociali, tutto quello che versa in termini di rispetto delle leggi e di contributi economici (attraverso la tassazione diretta e indiretta). Questo flusso (soprattutto nell’ascolto delle parti coinvolte) deve esistere anche per un efficace funzionamento della macchina statale per non creare quelle disaffezioni che provocano inesorabilmente delle interruzioni nelle erogazioni di servizi e nella qualità degli stessi da parte del “Lavoratore” dello Stato.

L’Arma dei Carabinieri, per la sua presenza capillare, rappresenta uno dei più significativi simboli dell’Italia, del nostro Stato, e per garantire la sua funzionalità non può derogare alla necessita della comunicazione (ascolto) appena descritta. Il Comandante Generale, in occasione delle sua audizioni alla Commissione Difesa dell’ottobre scorso, tra le tante cose dette, dando i numeri dell’impiego medio giornaliero nelle fasi più acute (35 mila unità) ha evidenziato che solo un terzo della forza effettiva è dedicata allo scopo della sua esistenza (la prossimità al Cittadino), e inoltre ha chiaramente fatto capire di essere d’accordo sulla legge sui sindacati militari già approvata alla Camera e in discussione al  Senato (legge che comprime drammaticamente i diritti sindacali riconosciuti dalla Costituzione e distante anni luce da quella già in vigore per la Polizia di Stato, che fa il nostro stesso lavoro), esprimendo delle informazioni importanti, che fanno riflettere e provocano delle domande. Eccone alcune:

  • Quanto potrebbe durare ed essere efficace nella sua economicità una azienda privata che dedichi solo un terzo della sua forza lavoro al suo core business?
  • Se una azienda che ha dei dipendenti di indubbio pregio, che possono servire ad alimentare la conoscenza professionale (investigativa nel nostro caso) nelle future generazioni, perché ostacola in ogni modo la carriera e la possibilità di diffondere il know-how di Uomini come il Colonnello De Caprio (Capitano Ultimo per tutti) che perderemo come Carabiniere tra poco tempo perché bloccato nell’avanzamento a Generale? L’idea che traspare è che possedere un carattere magari “spigoloso” ma aver compiuto diverse investigazioni e arresti eccellenti sia per nulla importante, anzi deleterio, in una “azienda” che dovrebbe premiare queste capacità e che invece diffonde forse l’idea, tra i suoi Colleghi di ruolo, che sia meglio allinearsi alle filosofie discrezionali e dedicarsi totalmente a chi è appena un gradino sopra se si aspira alla greca;
  • Perché un Sindacato con una legge giusta sotto il profilo dei diritti sindacali, ovvero la totale dedizione alla tutela dei diritti, alla Salute e alla Sicurezza dei Carabinieri, rappresenta una minaccia per l’Amministrazione, visto che il Sindacato non deve sostituirsi ad essa?

È evidente il timore di aprire a concetti di trasparenza e alla meritocrazia un sistema che, per il suo sviluppo negli ultimi decenni, è sempre più rigido e impermeabile alle sollecitudini che provengono dalle varie parti che lo compongono. Un esempio semplice e lampante è l’utilizzo di una divisa anacronisticamente e ergonomicamente inidonea a un servizio di Polizia, ma perfettamente adatto a cerimonie (anche per matrimoni e comunioni), nonostante che da tanto tempo proprio  il personale (anche attraverso i sindacati riconosciuti, come il nostro, che ha anche proposto idee che non pregiudicano l’immagine e sono volte esclusivamente al miglioramento delle performance nella routine quotidiana) chiedono a gran voce di essere messi in grado di lavorare con una logistica “logica”. Vogliamo poi parlare di aggiornamenti nell’addestramento specialmente in tempi in cui il terrorismo internazionale sembra riaffiorare? Pensate che una adeguata preparazione a fronteggiare dei pazzi armati di armi da guerra sia garantita attraverso dpcm? Le nuove procedure operative per l’ordine pubblico, basilari e attagliate per questi nuovi sviluppi geopolitici, sono sulla scrivania del Comandante Generale da tempo, quando le firma o le rigetta? Dove è finita l’assegnazione e l’impiego del taser che consentirebbe un impatto fisico letalmente inferiore e neutralizzerebbe senza utilizzo di armi eventuali azioni violente da parte di esagitati? Oppure vogliamo parlare della percentuale altissima di procedimenti disciplinari, di contenziosi, che vedono da una parte il dirigente che gratuitamente compie l’azione, mentre dall’altra c’è il Carabiniere che deve rivolgersi al TAR e al Consiglio di Stato per rivendicare ragioni con spese altissime di costi e di tempi, mentre la sua carriera è pregiudicata dall’attesa delle sentenze. Sentenze che, come ha detto il Senatore Castiello in Commissione Difesa vedono percentuali di vittoria per il militare che si possono contare percentualmente con le dita di una mano. Infatti i Comandanti delle FFAA e delle FFPP militari sono ben contenti che i comportamenti antisindacali siano giudicati, secondo la pessima legge in discussione, dal TAR e non, giustamente, sia per competenza che per esperienza, dal Giudice del Lavoro come per qualsiasi campo professionale (e anche qui il Senatore Castiello ha spiegato la discrepanza e l’illogicità della norma).

Chiaramente questo procrastinare una legge che definisca quanto affermato dalla sentenza 120 del 2018 della Corte Costituzionale, cioè di ripristinare diritti negati agli Italiani in divisa da sempre, fa comodo non solo a Generali con mentalità feudale ma anche a quei militari che avrebbero dovuto rappresentare il personale e che invece anche nelle audizioni, sia come rappresentanti che come pseudo-sindacalisti (lo “pseudo” lo spiegherò più avanti), hanno evidenziato come siano d’accordo nell’avallare il sistema discrezionale utilizzando la maggior parte del tempo dei loro interventi nello sperticandosi in lodi verso la presidente della commissione difesa, magari sperando nell’allungamento del loro status privilegiato. Non mi rappresentano, ne rappresentano i Colleghi che hanno già aderito al Nuovo Sindacato Carabinieri. Non mi possono rappresentare perché hanno fallito i loro compiti (se lo avessero espletato non ci sarebbe stato il bisogno di avere sindacati), perché pagati e gerarchicamente dipendenti dagli Stati Maggiori, in contrasto a chiunque faccia sindacato (l’articolo 17 dello Statuto dei Lavoratori è cristallino). Tra l’altro chi si dice doppiocappellista (rappresentante e dirigente sindacale) sa benissimo che anche se la legge non lo vieta l’esserlo è un ossimoro e una presa in giro verso i Colleghi. Il parere del Consiglio di Stato ne spiega perfettamente la illogicità e il perché non dovrebbe essere permesso: “L’esclusione di un duplice ruolo, negli organi di rappresentanza e in quelli direttivi delle associazioni sindacali, è – a legislazione vigente – congrua e ragionevole, considerata la natura non sindacale degli organi di rappresentanza”, al di la della giustizia militare o civile rimane quella etica, che è sconosciuta a molti, che ingannano purtroppo chi gli crede. Un vero sindacalista si sarebbe dimesso appena acquisita la carica di dirigente sindacale. Sono fiero ed orgoglioso di appartenere all’unico Sindacato di Carabinieri che non concede cariche a chi sia rappresentante militare a qualsiasi livello.

Tornando ai concetti espressi nel primo paragrafo e applicandoli al micromondo Arma dei Carabinieri e Stato Maggiore Difesa, è facile comprendere che solo attraverso una compartecipazione dei sindacati riconosciuti ai processi decisionali che influiscono sui diritti, sulla Salute e sulla Sicurezza sul Lavoro, che si potrà garantire non solo una vera rappresentatività del personale ma anche un miglioramento nella efficacia dello strumento di polizia e militare. Ricordo l’incontro con il Capo di Stato Maggiore Difesa quando alle nostre sollecitazioni rispondeva che avevamo già deciso alcuni punti in comune, non realizzando (o meglio realizzando dopo l’intervento di NSC) che si era solo incontrato con il cocer. Ora, in quale azienda, famiglia, società, si possono scrivere regole senza incontrarsi e discuterne con chi le deve vivere?

Il rifiuto all’incontro, allo scambio, alla accettazione e al riconoscimento di contributi, da parte degli Stati Maggiori e delle Forze Politiche, avranno effetto sfavorevole non solo sulla operatività delle Organizzazioni Sindacali (ma comunque troveremo gli spazi per operare per il bene dei Carabinieri), ma cosa più grave avranno conseguenze drammaticamente negative sulla funzionalità delle Amministrazioni, come più volte spiegato a tutti gli attori dal Nuovo Sindacato Carabinieri. Un esempio per tutti, nella contrattazione, quando siederemo con i sindacati della Polizia di Stato che potrà parlare di tutto il negozio di frutta, mentre le OOSS militari solo di mele e/o pere.

Solo attraverso una legge che dia alle OOSS militari la stessa normativa già esistente per le Polizie ad ordinamento civile potremmo essere funzionali per migliorare le nostre Amministrazioni. 

Portare gli Ultimi avanti, camminare insieme.

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Roberto Di Stefano

Roberto Di Stefano

Segretario Nazionale Coordinatore Centro Italia del Nuovo Sindacato Carabinieri Maresciallo dei Carabinieri Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali Master in Anti Terrorismo Internazionale

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